mercoledì 21 novembre 2012

ANCHE ODIFREDDI COME GIORDANO BRUNO

Una presa di posizione molto critica nei confronti dell'aggressione israeliana a Gaza, accusata di “logica nazista” nei confronti dei palestinesi, ha portato alla censura e alla rottura tra il quotidiano e il matematico Piergiorgio Odifreddi.
E' scattata ancora una volta la mordacchia verso chiunque critichi la politica israeliana. Non solo sui giornali italiani è praticamente impossibile trovare un'intervista con un palestinese su quanto accade a Gaza, ci sono solo interviste a israeliani di tutti i tipi (oltranzisti, pacifisti, problematici, sionisti, progressisti, ma sempre e solo israeliani), ma agisce anche un killeraggio del pensiero che in questi anni ha "ripulito" testate giornalistiche e televisioni da ogni voce dissonante su Israele. Stavolta è toccato anche al matematico e commentatore Piergiorgio Odifreddi.
Un passaggio, soprattutto, sembra aver provocato la "reazione pavloviana" di redattori, proprietario, un po' di lettori e spin doctor del Mossad.
In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli “atti terroristici” della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che d’altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l’Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile“.
La rimozione del suo intervento dal sito di Repubblica.it non è stato proprio digerito da Piergiorgio Odifreddi (matematico, divulgatore scientifico, diventato noto anche per le sue critiche verso il Vaticano). Il suo post, nel blog “Il non senso della vita”, non c’era più. Tanto è bastato, comunque, perché Odifreddi decidesse di scrivere un ultimo intervento, di commiato, per salutare i numerosi lettori sul sito di Repubblica.
“Per 809 giorni Repubblica.it ha generosamente ospitato le mie riflessioni – scrive Odifreddi nel suo saluto – che spesso non coincidevano con la linea editoriale del giornale, e ha offerto loro l’invidiabile visibilità non solo del suo sito, ma anche di un richiamo speciale nella sezione Pubblico. Da parte mia, ho approfittato di questa ospitalità per parlare in libertà anche di temi scabrosi e non politically correct, che vertevano spesso su questioni controverse di scienza, filosofia, religione e politica. Naturalmente, sapevo bene che toccare temi sensibili poteva provocare la reazione pavloviana delle persone ipersensibili. Puntualmente, vari post hanno stimolato valanghe (centinaia, e a volte migliaia) di commenti, e aperto discussioni che hanno fatto di questo blog un gradito spazio di libertà. Altrettanto naturalmente, sapevo bene che la sponsorizzazione di Repubblica.it poteva riversare sul sito e sul giornale proteste direttamente proporzionali alla cattiva coscienza di chi si sentiva messo in discussione o criticato”.

“Immagino che il direttore del giornale e i curatori del sito abbiano spesso ricevuto lagnanze, molte delle quali probabilmente in latino – ammette – Ma devo riconoscere loro di non averne mai lasciato trasparire più che un vago sentore, e di aver sempre sposato la massima di Voltaire: ‘Detesto ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo’. Mai e sempre, fino a ieri, quando anche loro hanno dovuto soccombere di fronte ad altre lagnanze, questa volta sicuramente in ebraico”. Ma poi, ieri, ecco la cancellazione del post che “non è, di per sé, un grande problema: soprattutto nell’era dell’informatica, quando tutto ciò che si mette in rete viene clonato e continua comunque a esistere e circolare. Non è neppure un grande problema il fatto che una parte della comunità ebraica italiana non condivida le opinioni su Israele espresse non soltanto da José Saramago e Noam Chomsky, al cui insegnamento immodestamente mi ispiro, ma anche e soprattutto dai molti cittadini israeliani democratici che non approvano la politica del loro governo, ai quali vanno la mia ammirazione e la mia solidarietà”.

“Il problema, piccolo e puramente individuale, è che se continuassi a tenere il blog, d’ora in poi dovrei ogni volta domandarmi se ciò che penso o scrivo può non essere gradito a coloro che lo leggono: qualunque lingua, viva o morta, essi usino per protestare – Dovrei, cioè, diventare ‘passivamente responsabile’, per evitare di non procurare guai. Ma poiché per natura io mi sento ‘attivamente irresponsabile’, nel senso in cui Richard Feynman dichiarava di sentirsi in Il piacere di trovare le cose, preferisco fermarmi qui”. “Tenere questo blog è stata una bella esperienza, di pensiero e di vita, e ringrazio non solo coloro che l’hanno ospitato e difeso, ma anche e soprattutto coloro che vi hanno partecipato – conclude Odifreddi – La vita, con o senza senso, continua. Ma ci sono momenti in cui, candidamente, bisogna ritirarsi a coltivare il proprio giardino”.

La improvvisa rimozione del post aveva scatenato la reazione dei lettori più assidui del blog di Odifreddi che, utilizzando lo spazio del suo articolo precedente, non solo hanno chiesto insistentemente al matematico come mai quel testo fosse stato rimosso, ma lo hanno copiato e incollato a beneficio di chi non l’avesse letto. A quel punto, certo, si è sviluppato il dibattito tra chi è d’accordo con la tesi di Odifreddi – la gran parte - e chi non lo è.

AL CAPPELLANO NON FAR SAPERE QUANT’E’ BUONO L’ANO COL ...ERE (di Luigi Tosti)

 

Probabilmente deve essere stato il titolo di “cappellano”, appioppatogli da Santa Madre Chiesa Cattolica, che ha ingenerato in don Alberto Barin una certa confusione e commistione mentale sull’uso sessuale della “cappella” e dell’ “ano”. Fatto sta che don Alberto Barin, per l’appunto “cappellano”  del carcere di San Vittore, è stato ieri arrestato con l’accusa di concussione e violenza sessuale ai danni di sei detenuti africani (la stima sarebbe per difetto). Le violenze sarebbero state perpetrate sia nel "suo" ufficio “personale” all'interno del carcere che nella sua abitazione “personale”, cioè attigua al carcere, per la quale avrà sicuramente goduto del privilegio fiscale dell'esezione dall’IMU accordatagli dall’attuale Governo Bagnasco, che qualcuno si ostina a chiamare “Governo Monti”. Sembra che il predetto "don" ricattasse i detenuti e barattasse i favori sessuali con l'elargizione di dentifrici, schiume da barba, shampoo ed altri oggetti necessari per i bisogni elementari, "donati" con danaro “personale” del prete ma approfittando dello stato di bisogno e della condizione di inferiorità e sudditanza psicologica dei reclusi.

Il Governo Bagnasco, appresa la notizia, ha deciso, per venire incontro ai giusti appetiti sessuali dei cappell'ani cattolici, di maggiorare i loro stipendi per agevolare l'acquisto delle merci di scambio sessuale. La proposta ha trovato il pieno consenso del Ministro di Giustizia Severino, che ha sottolineato come "anche i detenuti africani" abbiano le loro esigenze sessuali durante la permanenza in carcere: e chi, meglio di un cappell-ano cattolico, potrebbe soddisfarle? Per chi voglia approfondire tutti i risvolti di questa vicenda, consiglio di leggere il diffusissimo, puntualissimo e criticissimo articolo pubblicato dal laicissimo Marco Travaglio sul FATTO QUOTIDIANO: affrettatevi, però, perché questo encomiabile articolo del dott. Travaglio potrebbe essere oscurato dalla censura cattolica.

Pubblicato da FANTACRONACAVERA addì 21 novembre d.i.C. (dopo l’invenzione di Cristo)

DIFENDI ANCHE TU IL “DIRITTO” (DEI CATTOLICI) A NASCERE STORPI” (di Luigi Tosti)


 
La Corte europea per i diritti dell’uomo ha condannato l’Italia -pardòn, la Colonia Pontifica di Vaticalia- perché con la sua eccelsa e sublime Legge n. 40 -che è stata direttamente ispirata dal Signore barbuto che regna nei cieli seduto sopra le nuvole- ha sancito che una coppia di genitori costretta a ricorrere alla fecondazione assistita non possa eseguire una diagnosi preimpianto per verificare se l'embrione sia o meno portatore di una malattia genetica, ma debba al contrario effettuare l’impianto dell'ovulo fecondato alla cieca, salvo poi “abortire” in un momento successivo nel caso in cui il feto risulti affetto da malattia genetica. I giudici "ubriaconi" della Corte europea hanno ritenuto che fosse “un tantinello” illogico e contraddittorio espiantare dalla pancia della madre, con un aborto, un feto  in quanto “storpio”, piuttosto che verificare, prima dell’impianto dell'ovulo fecondato nella pancia della madre, se esso fosse o meno affetto da malattia genetica, così da consentire al cucciolo del primate homo sapiens di nascere sano, anziché storpio. Ebbene, il Governo Bagnasco (che qualcuno per motivi misteriosi si ostina a chiamare “Governo Monti”) ha criticato questa sentenza ed ha preannunciato ricorso alla Grande Camera della CEDU, asserendo che la logica dei giudici ubriaconi è contraria alla "sana" “dottrina cattolica”, la quale annovera tra i “principi”e “valori irrinunciabili e non negoziabili” quello di “nascere storpi, anziché sani”. E’ dalla “storpitudine”, infatti, che scaturisce la salvezza dell’ "anima" del primate homo sapiens e la sua glorificazione nel Signore barbuto di cui sopra. Al contrario, il diritto primario del bambino di nascere sano, anziché storpio, non è un valore ma un'evenienza deprecabile. Prova ne è che la maggior parte dei Papi è stata scelta e selezionata tra i portatori di malattie genetiche ed altre infermità congenite e che, inoltre, quando i cattolici sono affetti da malattie -siano o meno genetiche- non ricorrono ai medici ma ringraziano il Signore barbuto di cui sopra.
Orbene, stanno oramai per scadere i termini per la proposizione del ricorso, ma il Governo Monti non l' ha ancora depositato: difendi dunque anche tu il diritto di nascere “storpi” -anziché sani- ed invia dunque una e.mail di sollecito al prof. Monti, acciocché la delirante sentenza dei giudici “ubriaconi” sia ribaltata.